Piacere, mi chiamo Alberto e ho sempre pensato in grande. Dopo il liceo, ho studiato relazioni internazionali e ho lavorato da subito nell’ambito delle migrazioni e dell’accoglienza, con uno stage anche per Emergency. Il mio sogno era di girare il mondo e di restituire dignità e autonomia alle persone con svantaggio insieme agli enti di cooperazione internazionale, per creare una società che fosse davvero una comunità. La realtà però era diversa da come mi aspettavo. Il mio sogno era lo stesso degli enti con cui lavoravo, ma i metodi che avrei voluto applicare per raggiungerlo erano differenti, avrei voluto che le soluzioni d’aiuto implementate partissero dall’ascolto delle persone e dalla loro situazione specifica, per un empowerment che andasse oltre la logica dell’assistenza dall’alto.
Nel frattempo, dentro di me, stavo cambiando prospettiva. Sentivo il bisogno di tornare a Bergamo, al mio territorio, per tornare a un contatto con le mie radici. E il mio sogno mi ha seguito, portandomi a conoscere Why Not.
In Why Not non esistono soluzioni preconfezionate. Ogni progetto a cui collaboro è modellato sulle persone che vi sono coinvolte, e non ci sono assistenti e assistiti, siamo tutti colleghi, a prescindere dalle nostre difficoltà. Il mio ruolo è quello di fare da collegamento tra le persone con disabilità e le aziende per le quali lavorano. E il mio obiettivo è di aiutare i miei colleghi ad essere il più autonomi possibile, dando loro la sicurezza che avranno me come paracadute. In più, ho una posizione dinamica e sfaccettata, in cui posso applicare anche la mia formazione tecnica.
Per il futuro, quindi, vorrei continuare su questa strada, scoprendo sempre nuove forme per applicare le mie capacità a supporto di un mondo inclusivo.