Piacere, mi chiamo Massimo e sono uno dei fondatori di Why Not. In un modo o nell’altro, sono sempre stato legato al sociale. Da giovane progettavo con il mio oratorio attività per le persone con disabilità, poi ho contribuito a fondare il gruppo Emergency di Bergamo, e quando ho iniziato a lavorare, mi sono buttato nel mondo del sindacato. È stata un’esperienza fondamentale per comprendere la mia strada. Essere un sindacalista vuol dire concentrarsi spesso su ciò che non funziona nel mondo del lavoro. è un passo fondamentale, ma per me non era abbastanza. Volevo uno sguardo sul sociale che fosse positivo e propositivo. Così, quando ho incontrato amici che la pensavano come me, ci siamo detti: perché non provare?
Per me, la soddisfazione più grande di lavorare in Why Not è vedere i ragazzi migliorare a tutto tondo, a livello professionale ma anche sociale. Chi entra cresce e ci fa crescere, e così riusciamo a portare sul mercato quello sguardo propositivo di cui parlavo prima. In dieci anni ci siamo evoluti, chiudendo vecchie strade e aprendone di nuove. E il mio sogno è che i giovani che sono entrati in Why Not raccolgano la nostra eredità, così che Why Not continui a rimanere dinamica e d’impatto.





